Convivenza forzata ed emozioni al tempo del coronavirus (parte due)
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  • Immagine del redattoreGian Nicola Beraldo

Convivenza forzata ed emozioni al tempo del coronavirus (parte due)


Continuiamo questo piccolo approfondimento su come riconoscere le emozioni del prossimo osservandone il volto e la comunicazione non verbale.

Sottolineiamo subito che le considerazioni esposte non sono verità assolute né hanno validità scientifica o medica di alcun genere: servono esclusivamente come spunto di riflessione.

Fatta questa necessaria precisazione iniziale ricordiamo velocemente quali sono le emozioni elencate nella prima parte di questo post: gioia, tristezza, sorpresa, paura, rabbia, disgusto, imbarazzo, eccitazione. Facciamo subito una distinzione macroscopica fra emozioni positive (gioia, eccitazione), ed emozioni negative (tristezza, paura, rabbia, disgusto, imbarazzo). La sorpresa di per sé è un'emozione neutra che può diventare spavento se improvvisa e sgradevole oppure può evolvere in un'emozione successiva positiva, come la gioia e l'eccitazione. Per non rischiare di dare indicazioni poco precise o poco fruibili, cerchiamo di andare subito al punto della situazione.

Emozioni positive come la gioia (intesa anche nelle sue declinazioni come allegria, felicità, contentezza, entusiasmo eccetera) sono immediatamente visibili sul volto della persona che le sta provando, perché generalmente sono accompagnate dal sorriso sincero e dalla rilassatezza della fronte in particolar modo fra le due sopracciglia. Questi sono gli elementi più riconoscibili sul volto della persona gioiosa. Il sorriso sincero generalmente si riflette anche in una maggiore luminosità degli occhi e da un punto di vista prettamente fisico, è quello che porta gli angoli della bocca indietro e in alto e coinvolge sia la parte superiore sia la parte inferiore del viso e spesso porta ad socchiudere leggermente la bocca mostrando i denti. Il sorriso finto invece generalmente ha le labbra serrate e non coinvolge la luminosità degli occhi (tutt'al più porta a socchiuderli) e dal punto di vista prettamente fisico si limita a innalzare gli angoli della bocca verso l'alto arricciando leggermente le guance. Non è detto che il sorriso "finto" sia mosso da sentimenti negativi, specifichiamolo: può essere benissimo un gesto di gentilezza benché "forzato" ma comunque mosso da intenzioni positive (voglio nascondere un'emozione negativa senza farla pesare al prossimo che mi chiede "come va?" e quindi sorrido in questa maniera). Nella tristezza invece, il sorriso è praticamente assente e se appare risulterà "finto" anzi è probabile che gli angoli della bocca tendano ad andare verso il basso, caratteristica che può anticipare il pianto e il cosiddetto magone. Gli occhi molto probabilmente non avranno grande luminosità e lo spazio fra le due sopracciglia, potrà essere leggermente alzato, specialmente quando l'emozione è collegata alla comunicazione che sta avvenendo con noi in quel momento. In linea di massima lo spazio fra le due sopracciglia, è un buon indicatore dello stato d'animo della persona. Per capire di cosa stiamo parlando è possibile fare una prova: basta mettersi di fronte a uno specchio, appoggiare un dito fra le due sopracciglia (non proprio in linea con esse ma leggermente spostato più in alto verso la fronte) applicare una leggera pressione e alzare leggermente la pelle proprio con il dito: pochi millimetri di differenza dalla posizione di riposo alla posizione tirata, saranno sufficienti per spiegare la potenza delle contrazioni muscolari del volto da un punto di vista della corrispondenza con le emozioni che le hanno fatte entrare in gioco. Un cambiamento così minuscolo fa apparire in maniera plateale una parte nascosta nei sentimenti e nelle emozioni delle persone. In qualità di fotografo di matrimonio saper individuare simili variazioni può fare un'enorme differenza nella qualità della fotografia e in ciò che essa può comunicare. Anche nella sorpresa c'è un innalzamento nella parte centrale fra le sopracciglia, ma è accompagnato anche dall'innalzamento delle sopracciglia stesse e dalla distensione o contrazione della parte centrale (quella sulla quale abbiamo prima applicato il dito per il nostro esperimento). Se la sorpresa è tanta spesso è accompagnata dal dischiudersi delle labbra che può arrivare a un vero e proprio spalancamento della bocca (quando si dice che "casca la mascella"). Se la sorpresa è positiva la fronte si distende (benché si sia innalzata tutta l'arcata sopraccigliare) e le eventuali pieghe più o meno verticali che possono essere presenti fra le sopracciglia si distendono grandemente o addirittura spariscono completamente a seconda della conformazione fisiologica della persona presa in esame. Le "pieghe verticali", non sono da confondere con quelle "orizzontali" che solcano la fronte da sinistra a destra e viceversa. Queste ultime sono generate sia dallo stupore sia dal dubbio per una risposta che ancora non si conosce: "chissà…".

Il volto dell'essere umano è solcato da tanti muscoli differenti, e ognuno di questi entra in gioco in maniera differente anche a seconda dell'emozione che li attiva. Le pieghe verticali che si formano fra le sopracciglia in mezzo alla fronte invece, sono tipiche nelle emozioni di stress, come ad esempio la grande concentrazione o la rabbia. Sappiamo bene che quest'ultima emozione, ha tanti livelli di intensità differenti, ma una caratteristica comune a tutti è proprio la contrazione della parte centrale fra le sopracciglia: quando parliamo con una persona e vediamo che li mezzo appare anche solo una leggera contrazione, vuol dire che quella persona è sotto stress e sta vivendo un'emozione negativa. Non è detto però che sia dipesa direttamente da noi: magari abbiamo involontariamente ricordato un episodio poco gradevole del passato. Questo non vuol dire che si debba indagare o scavare a fondo, è sufficiente prenderne coscienza perché capire che la persona che abbiamo di fronte sta provando un'emozione negativa, è il primo passo per aiutarla a stare meglio. Sempre per quanto riguarda la rabbia possiamo aggiungere che spesso le labbra sono serrate in maniera più o meno evidente e le narici possono essere leggermente dilatate per consentire un maggior afflusso di aria nei polmoni che devono ossigenare maggiormente il cuore che batte più velocemente nel petto. Il corpo è tutto collegato, si potrebbe approfondire nel dettaglio quasi all'infinito: non è questa la sede più adeguata. Nel disgusto spesso ritroviamo alcune caratteristiche della fronte presenti nella rabbia, mentre il naso generalmente appare "arricciato" e il labbro superiore della bocca leggermente sollevato. La paura è simile alla sorpresa nelle sopracciglia e nella fronte, ma ha una sua caratteristica fondamentale: gli occhi si spalancano e mostrano molta parte bianca attorno alla pupilla. La bocca si può aprire e i suoi angoli possono arretrare quasi orizzontalmente (a differenza del sorriso che tende a innalzarli) o leggermente verso il basso (comunque meno di quanto non faccia nella tristezza). Un'ultima caratteristica presente come "corollario" di un più generico senso di disagio, si può ritrovare nell'innalzamento di una o entrambe le spalle: una sorta di difesa automatica che tutti noi mettiamo in atto quando ci sentiamo "in pericolo" oppure "sotto attacco". Anche nell'imbarazzo possiamo trovare le spalle alzate e gli occhi sbarrati come nella paura, mentre le sopracciglia possono essere leggermente alzate come nella tristezza. D'altra parte l'imbarazzo è un misto tra la paura che qualcosa possa andare storto e la tristezza di aver compreso che probabilmente già lo è andato. L'eccitazione porta a spalancare gli occhi, a rilassare la fronte e a socchiudere le labbra fino ad aprire la bocca: si pensi all'eccitazione che si prova poco prima che inizi un incontro sportivo, sia che siamo sportivi sia che siamo spettatori. Sappiamo bene, però, che l'eccitazione appare in svariati contesti durante la vita, ma per ovvi motivi di tempo, spazio e coerenza non approfondiremo maggiormente l'argomento.

L'emozione, in generale, può attraversare anche solo per un attimo i pensieri e la mente del nostro interlocutore. Se siamo sufficientemente attenti e presenti, possiamo sia accorgerci di questo fugace lampo negativo, sia ricondurlo a una probabile motivazione interna o esterna che possa averlo generato.

Riuscire a vedere queste emozioni sul volto delle persone che ci sono attorno, può sicuramente aiutarci a decidere come comportarci alla luce della consapevolezza acquisita. Starà ovviamente alla nostra sensibilità personale, scegliere quali cambiamenti adottare per favorire una comunicazione gradevole, pacifica e affettuosa con il nostro prossimo.

Le emozioni e la loro comparsa sul viso, infine, sono essenziali per il fotografo di matrimonio. Un bel ritratto fotografico sa comunicare tramite una sola immagine, l'universo nascosto e sfaccettato delle emozioni, un universo cui è possibile accedere grazie alla mimica facciale, così come, affacciandosi a una piccola finestra è possibile osservare e conoscere un mondo sconfinato che diversamente non avremmo mai potuto apprezzare.

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